giovedì 27 novembre 2014

La Via Crucis. Lourdes: una esperienza inimmaginabile!

L'avevo sempre ritenuta un rituale del periodo pasquale.
In particolare del "Venerdí Santo".
Poche volte vi avevo partecipato prima e sempre con scarsa attenzione.
In effetti anche al Venerdí Santo non l'ho mai ritenuta una priorità: piuttosto una ritualità.
Che modo strano quella di vivere la religione per il cristiano!
Fondare sul principio del perdono che arriverà sempre e comunque.
Pretendere che sia sufficiente manifestare un minimo di pentimento per esser giustificati:  alla fine mi va bene anche il Purgatorio; se un'altra vita esiste davvero, mi accontenterò di aspettare un po'. 
Se l'altra vita invece non esiste, vorrá dire che non avró rinunciato a molto. 
No: non avevo mai pensato alla Via Crucis come a un atto di pentimento!
Non ci avevo mai ragionato troppo sopra. 
È comune credere che la religione cristiana pretenda solo di chiedere il perdono delle proprie colpe e magari una semplice riflessione sulle proprie omissioni in qualsiasi momento della vita per essere a posto con la coscienza e con Dio.
Il perdono è sì incondizionato e magari pentendosi all'ultimo istante prima di morire; ma occorre che prima di quel momento davvero non si aveva una piena coscienza di sé e del proprio agire.
Altimenti é solo un gesto di convenienza: alla fine cosa ci perdo...
 Meditare in particolar modo sull'undicesima stazione e la successiva della Via Crucis deve esserci da insegnamento per comprendere quale sia la condizione per il perdono completo dell'ultimo minuto, e quale la nostra predisposizione nel corso della nostra vita terrena per sperare di riuscire a entrare dalla porta stretta!
Quando cioè uno dei due malfattori tra i quali è stato crocifisso dice: Gesú, ricordati di me quando sarai nel tuo regno!
La prima persona a chiamarlo per nome: come parlando a un fratello, a un amico.
In quelle parole si individua il pentimento incondizionato per le colpe commesse e vi si legge una sincera richiesta di aiuto. 
Aiuto: non la soluzione.
"Ricordati di me" e non "portami con te”!
Non una pretesa rivolta a chi si vanta di essere il Figlio di Dio, ma una richiesta di aiuto a chi sta soffrendo una pena maggiore perché financo ingiusta, e che proprio in quanto Figlio di Dio probabilmente avrà cose più importanti da pensare che non a una persona come lui, che non merita più di una semplice attenzione.
È quando ci si trova davanti al passaggio finale che si ha la coscienza di aver bisogno di aiuto, tenerezza, sollievo.
E nella risposta c'é la sintesi di tutto il percorso compiuto: "Oggi stesso sarai con me nel Paradiso!"
Non "Vedró che posso fare per te" oppure "Avresti dovuto pensarci prima!".
Gesú é sulla croce; sta per esalare l'ultimo respiro; sta patendo sofferenze non confrontabili con quelle di nessun altro prima e dopo di lui, eppure fa suo il dolore manifestato da chi gli si trova accanto.
Di chi non chiede una salvezza eterna, immediata, definitiva come quella che chiediamo sistematicamente soddisfatti di noi nel nostro egoismo.
Ma solo gli chiede "Ricordati di me!”.
Gesú ci fa capire che per quanto sia grande e tremenda la nostra sofferenza, non c'é ne potrà essere una maggiore che quella dell'altro che soffre.
Il dolore dell’altro non deve essere valutato, giudicato; non si può paragonare la sua sofferenza alla nostra, il suo dolore al nostro.
Se non ci svestiamo del nostro egoismo rassicurante non potremo chiedere di essere ricordati con la certezza di sentirci rispondere "Oggi stesso sarai con me nel Paradiso!"
Il nostro dolore è e deve essere quello di chi ci sta accanto.
Ed è cosi che il proprio dolore sminuisce.
Noi pensiamo di poter essere perdonati sempre e comunque, di essere salvati e di poterci trovare tra i Santi solo per non esserci comportati male e per aver continuativamente pregato.
Noi viviamo una religione in maniera strana, anomala.
Pensiamo di essere il popolo eletto.
Anzi: più eletto di quello eletto per antonomasia!
Forse bisognerebbe meditare di più su quanto non abbiamo fatto di buono, di quante volte abbiamo girato la testa dall’altra parte, abbiamo attraversato la strada, di tutte le volte che abbiamo nascosto la nostra moneta nel terreno per restituirla poi al padrone al suo ritorno.
"Ti ringrazio Signore per non essere come gli altri: ladri, adulteri, sfaticati, svogliati, invidiosi, atei etc... Etc..."
Noi non ci rivolgiamo mai a Gesú come a un amico.
Non gli chiediamo mai di ricordarsi di noi, di pensarci perché ci aiuti a non sentirci mai soli o abbandonati; chiediamo solo di essere salvati perché abbiamo pregato tanto e spesso.
Pregato… soltanto….
È vero, occorre pregare, sempre e spesso:
"In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 
In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 
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E il Signore soggiunse: «E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui?».
Ed è necessario recitare il Rosario come i Santi ci hanno insegnato a fare.
Ed è importante che si continui a bussare alla porta senza stancarci mai.
Ma dice anche che
“ Non chiunque mi dice ‘Signore! Signore!’ entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.”
Io credo che sia importante e necessario meditare sulla Via Crucis e su quelle che per esemplificazione vengono chiamate “Stazioni” più spesso che non soltanto durante il periodo di Pasqua.
La Pasqua va rivissuta tutti i giorni!
Ogni giorno ognuno di noi raggiunge una stazione portando sulle spalle la Croce affidatagli.
"Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.”
Quell’uomo non disse quanto le monete avrebbero dovuto fruttare, nemmeno impose di farle fruttare.
Diede però per scontato che ognuno le avrebbe fatte fruttare “secondo la sua capacità”.
Ciascuno ha avuto un numero di monete diverso come anche la Croce ha un peso proporzionato in base alle capacità che ciascuno ha di riuscire a portarla sino alla cima della collina.
"Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo…. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha."
La Via Crucis: una meditazione continua.
Come posso lamentarmi io che nulla di quel che patisco é paragonabile a quanto sopportato da Gesù!
Come posso piangere su di me se paragono quel dolore al mio!
Come posso chiedere di essere salvato se le mie mani sono vuote! se le mie parole sono di pretesa e non di aiuto! se consegno la moneta ricevuta sporca della terra in cui l’avevo nascosta!
Vivere la Via Crucis, vivere lo stesso identico percorso, lo stesso identico affanno. Non la ricorrenza di un evento.
La Via Crucis é un percorso che va ripetuto ogni volta che ci sentiamo abbandonati, disfatti, derelitti, sofferenti.

Immagini: fonte web - google images 


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