Michele de Sangro Duca di Casacalenda
"I Borboni nel Regno delle Due Sicilie"
Firenze, lì 12 giugno 1884
Col rifare indipendente lo Stato ci apportò Carlo III, sicurezza, industria e ricchezza. Tutti i più belli e grandi edifizii che Napoli possiede li deve a Carlo III, le cui opere principali furono:
il Palazzo di Portici.
Il Forte del Granatello.
La Fabbrica di Porcellane di Capodimonte.
Il Ritiro delle Donzelle povere dell’Immacolata Concezione.
L’Opera del Vestire gli ignudi.
A Palermo il Collegio de’ Chierici regolari detto delle Scuole Pie.
Il magnifico Obelisco di San Domenico a Napoli.
Il Teatro di San Carlo, compiuto in 270 giorni.
La Casina di Persano.
Il Palazzo Reale ed il bosco di Capodimonte.
Gli Scavi di Ercolano e di Pompei, comprendo del tutto i suoi fondi.
L’Accademia Ercolanese.
La Fabbrica de’ Musaici.
La strada della Marinella e del Chiatamone.
Il Molo ed il Porto.
L’Immacolatella.
La Piazza del Mercatello.
Il grande Albergo de’ Poveri a Palermo.
Il Quartiere di Pizzofalcone.
Il monastero delle Teresiane a Chiaja e l’altro a Pontecorvo.
L’Obelisco delle Concezione al Gesù Nuovo.
Il Quartiere di Cavalleria della Madellena.
I due grandiosi Alberghi per i Poveri del Regno, l’uno a Porto Nolano, l’altro a
Sant’Antonio Abate; per questo Albergo furono soppressi undici conventi
Agostiniani e la rendita di 34 000 Ducati fu data ai poveri.
Eresse il ritiro di S. Maria Maddalena per le donne ravvedute.
A Capua, il Monastero delle Carmelitane. I quartieri militari di Aversa, Nola e Nocera.
Restaurò i Porti di Salerno, di Taranto e di Molfetta.
Rifece la Chiesa dell’Annunziata, di Napoli, incendiata.
Il Palazzo di Caserta.
Restaurò le fortezze, ne aggiunse di nuove.
Creò l’esercito Nazionale e la flotta, che fu al prima fra quelle di second’ordine in Europa. Fondò fabbriche di oggetti militari, emancipandoci in parte dal monopolio straniero.
Animò il commercio con trattati.
Istituì consolati e Monti frumentarii. Apri strade. Fece leggi per l’incremento dell’agricoltura e per la pastorizia. Istituì accademia in varie Città del Regno e fondò nuove cattedre.
Infine fu Carlo III che queste Provincie povere, abiette, abbruttite, tiranneggiate, dallo straniere, le rese ricche, rispettate, indipendenti, ponendole sulla via del vero progresso ed incivilimento.
La Religione, che gli eretici hanno sempre minacciata, che l’aristocrazia non ha saputo difendere, era protetta dallo scettro, ed essa non si è mostrata né integrata, né sterile. Dappertutto apriva scuole, ed una brillante civilizzazione faceva sorgere da’ disastri accumulati dalle nuove guerre civili, e la società non era mai stata più forte, più unita, più coltivata.
Da ogni classe ed in genere sorgevano uomini illustri. Il più grande abusi che si rimproverò in quell’età passata si era quello di considerare l’aristocrazia come un seminario di pubblici impiegati. Potremmo rispondere che in tutte le epoche il vero merito si faceva la sua strada, ed uomini eminenti salivano a’ primi posti della gerarchia, fondavano una famiglia, legavano il nome a’ discendenti loro, che quando lo portavano degnamente marciavano al pari con le più antiche famiglie della Monarchia.
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