domenica 20 aprile 2008

Quelli con i soldi.

Quelli con i soldi si riconoscono subito.

Lo si vede dalla faccia e da come si muovono, da come camminano e dagli abiti che indossano.

Dal volto da cui traspare una tristezza che li avvolge; soprattutto le donne e particolarmente quelle di giovane età.

Indossano vestiti dai prezzi impossibili cercando di avere la stessa naturalezza di chiunque altro che, con la soddisfazione di chi ha speso poco per apparire semplice ed elegante, indossa il suo abitino acquistato al mercato od in saldi.

Sono quelli che i soldi non se li sudano molto; quelli che li hanno per casta, per discendenza.

I loro sguardi annoiati trasudano di infelicità; quella infelicità procurata dall'inerzia con cui son certi che domani sarà uguale ad oggi e così via. Che han bisogno di inventarsi un motivo per giustificare l'inizio del loro nuovo giorno.

A quelli con i soldi manca il fascino che procura l'emozione di non sapere domani che sarà; si rintronano di false illusioni e si rintanano tra di loro, in gruppi ristretti ma in pratica ognuno solo con sè stesso con davanti la propria inutile immagine di una felicità forzata che tarda a palesarsi.

Io non me la passo male, anche se alle volte l'impressione di far fatica a tirare avanti è forte; insieme ci sono coloro che condividono con me il loro domani cercando di fare in modo che sia migliore; allo stesso modo che come prima di me mio papà e quindi il suo.

Mai devo dire però, di aver pensato ci sia mancato o che ci manchi tutt'ora qualcosa.

Non il superfluo, nè la felicità, nè sopratutto l'amore.

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