Anno XII - N°343 - 9 Dicembre 2014
L’8 Dicembre nella storia delle Due Sicilie Immacolata Concezione patrona del Regno
di Angelo Forgione -
La celebrazione
dell’8 Dicembre riporta alla memoria storica della Festa Nazionale dell’antico
Regno delle Due Sicilie in cui la devozione mariana era fortissima nel clero,
nel popolo e nelle istituzioni.
L’Immacolata Concezione era infatti la Patrona
speciale della Patria Napolitana, Terra dedicata alla Madre del Signore la cui
festività era molto sentita nell’antico stato meridionale pre-unitario fondato
su forti valori cattolici. Si può dire che essa era, ed è ancora oggi, uno dei
perni principali sui quali ruota tutta la religiosità del popolo del Sud.
Fu proprio l’8
Dicembre del 1816 la data in cui, dopo il periodo napoleonico della città, i
due regni di Napoli e di Sicilia furono riuniti come Regno unito con quella che
fu detta “legge fondamentale del Regno”. Ferdinando non fu più il re di Napoli
e di Sicilia ma il Re delle Due Sicilie.
Passarono quaranta
anni esatti e l’8 Dicembre del 1856 fu un’altra data storica per le sorti del
Regno. Nel giorno della festività nazionale della patrona, il Re Ferdinando II,
dopo la messa a cui la famiglia reale si recava comunque quotidianamente, si
recò alla festosa sfilata delle truppe nazionali a quello che all’epoca era il
Campo di Marte, l’attuale Capodichino.
Fu li che subì
l’attentato di Agesilao Milano, un soldato che uscì dalle righe e gli si
scagliò contro colpendolo due volte con la lama della baionetta.
Il Re fu ferito ma
rimase stoicamente al suo posto e, dopo essere tornato a Palazzo Reale, fu
visitato dai medici con esito tranquillizzante.
Per ringraziare la
patrona del “miracolo”, fu decisa l’edificazione di un tempio all’Immacolata al
Campo di Marte la cui prima pietra fu posta dopo otto mesi di raccolta di
offerte volontarie.
La chiesa dell’Immacolata Concezione è ancora oggi molto
nota e si trova in Piazza Giuseppe Di Vittorio, all’imbocco del Corso
Secondigliano.
Nel saggio del
professor Gennaro De Crescenzo “Ferdinando II di Borbone – la patria delle Due
Sicilie” si fanno ipotesi sull’agonia lenta e oscura del Re morto nella
primavera del 1859, qualche anno dopo l’attentato di Agesilao Milano.
Secondo
il parere del professor Gino Fornaciari, ordinario di Storia della Medicina e
Direttore della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa,
l’attentato ebbe la sua importanza postuma poiché il decesso sarebbe
sopraggiunto a causa delle ferite trascurate.
Un attentato riuscito dunque,
anche se differito di un paio d’anni, che ebbe il suo peso nell’attuazione del
progetto sabaudo di “piemontesizzare” il sud.
Il regicida venne
processato in circostanze sospette, velocemente condannato e giustiziato prima
che potesse confessare istigatori e complici del suo atto scellerato.
Lo stesso
sovrano, il giorno dell’esecuzione, avrebbe ipotizzato una grazia ma sarebbe
stato dissuaso dal generale Nunziante che giustificò quell’intransigenza con il
rispetto per la corona.
Il generale Nunziante, unica persona ammessa a parlare
con l’attentatore la notte prima del processo, qualche mese dopo tradì quella
corona e passò al servizio di Vittorio Emanuele II dopo aver avuto frequenti
contatti con Cavour che, come pare da documenti d’archivio, lo ripagò con
quattro milioni di lire dell’epoca.
Il Regno restò
scoperto e indebolito, privo di un uomo di forte decisionismo.
All’erede
Francesco II toccò l’impossibile compito di fronteggiare le cospirazioni e
l’accerchiamento degli uomini che si erano già venduti al nemico.
La spedizione
dei mille garibaldini e l’assedio di Gaeta completarono il piano piemontese,
finchè proprio l’8 Dicembre del 1860, sempre nel giorno fatale dell’Immacolata
Concezione, il giovane re firmò un toccante e accorato “proclama reale ai popoli delle Due Sicilie” col quale comunicò ai “Napolitani”
la resa all’invasore e la sparizione dell’antica monarchia di Ruggiero il
Normanno e di Carlo III.
Il lungo documento
finiva appellandosi alla fede e all’ora della giustizia. Le ultime righe
recitavano così: «Preghiamo il sommo Iddio e la invitta Immacolata protettrice
speciale del nostro paese, onde si degnino sostener la nostra causa».
8/12/2010
Fonte: Napoli.com - Il quotidiano online della città. - http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=36318
Anno XII - N°343 - 9 Dicembre 2014
Immagini: Fonte idem.
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