sabato 16 agosto 2008

Inserisco in Google “BOSSI DITO MEDIO”.

Quello che segue è il testo integrale di quanto ho trovato cercando in Google dopo aver inserito "BOSSI DITO MEDIO".

Si tratta di un articolo del "Corriere della Sera" che inserisco integrale con relativa fonte, ma senza alcun commento perché devo dire di essere rimasto senza parole, pensando che chi parla è un ministro della Repubblica Italiana.

Il Ministro delle riforme.

Non sembra più una volgare e sconcia esternazione di un terrorista, che un discorso di un ministro?

Forse che a giustificazione delle sue parole, si debba considerare il suo stato di salute abbastanza precario, che potrebbe aver leso anche altre parti vitali del corpo?

Il suo modo di interpretare il ruolo di ministro non lo rende un "tanti nello" incompatibile con le istituzioni? Non capisco è perché non si faccia nulla per porre rimedio a questo stato di cose.

Corriere della sera – 10 agosto 2008

A Pontida Il Senatur: conosco solo il mio partito. Resterò in politica finché i padani saranno liberi

Bossi: il dito medio ce l'ho ancora. Il Pdl mantenga la parola o lotterò

«Federalismo una tappa. Poi la polizia locale e una scuola che parli al Nord»

PONTIDA (Bergamo) — «Gli antichi romani tagliavano le dita ai prigionieri, quelle con cui tiravano le corde dell'arco. Ma noi, le dita le abbiamo ancora tutte. Anche il dito medio». L'avvicinarsi della grande sfida del federalismo fiscale spinge Umberto Bossi ad alzare i toni. Nella «sua» Pontida, alla festa del locale Carroccio a cui non manca mai di partecipare, l'avviso ai naviganti percorre tutto il discorso del capo leghista, mai così incendiario da parecchio tempo.

Spiega Bossi infatti che «il federalismo fiscale è soltanto un punto di passaggio, ma il nostro obiettivo è la libertà per tutti popoli del Nord». Di più: Bossi ricorda a tutti che il palazzo non è importante, importante è la Padania: «Noi non abbiamo fondato la Lega per vincere le elezioni, l'abbiamo fondata per tornare liberi ». A conferma del momento delicato nei rapporti tra Lega e resto della coalizione, Bossi poco prima aveva alzato le spalle alla domanda sul congresso del Pdl: «Conosco soltanto il mio partito».

Al fuoco, appunto, c'è il federalismo fiscale: «Presto vedremo se quelli con cui abbiamo trattato manterranno la parola oppure no. Ma se non la manterranno, sarà lotta di liberazione». Bossi sembra arrabbiarsi con «la vergogna della spesa storica. In certe regioni abbiamo una classe dirigente che fa accapponare la pelle. Spendere, spendere, spendere... tutto questo finisce con il federalismo ». Quella che non finisce è la missione del Carroccio e dello stesso Umberto Bossi: «Io starò nella politica fino a quando il Nord non sarà libero e non avrà i suoi diritti. E se non si potranno conquistare democraticamente li conquisteremo con il cuore, con il coraggio e con la battaglia». Di qui, alle nuove rivendicazioni il passo è breve: «Dopo il federalismo chiederemo altre competenze, la polizia locale e la scuola». Ed è proprio quest'ultima, secondo il capo leghista, la chiave di volta: «Ci mandano insegnanti che non sanno niente della nostra storia. E invece noi dobbiamo insegnarla alle nostre famiglie e ai nostri figli, altrimenti non saremo mai liberi». Obbligatorio il riferimento al film sulla battaglia di Legnano: proprio l'altro giorno Bossi è andato a prendere a Malpensa il regista Renzo Martinelli di ritorno dalla Romania dove ha girato le scene della battaglia.

Poco prima di parlare al pubblico, Bossi aveva risposto alle domande dei cronisti. Sull'Expo, ad esempio. Nessuna brutta figura per il ritardo nel decreto per la costituzione della società operativa: «La brutta figura l'ha fatta chi non è riuscito a portare a casa niente». Ma ha ragione Giulio Tremonti che vuole un consiglio d'amministrazione o il sindaco Letizia Moratti che punta a un amministratore unico? «Ci sono tanti soldi in ballo, Tremonti si preoccupa...». Marco Cremonesi

Marco Cremonesi
10 agosto 2008

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