Ho nuovamente ricomprato un libro di De Crescenzo, e come già accaduto per altri suoi testi precedenti (ne posseggo ahimè! un bel po'), ho abbandonato la lettura senza essere riuscito nemmeno a giungere alla metà.
Gli euro spesi mi hanno imposto più di un tentativo per portare a compimento la lettura, ma la vacuità del suo contenuto mi ha costretto alla "resa".
Le premesse davano spazio ad un libro che seppure si presentava essere "senza infamia e senza lode", consentisse di trascorrere un po' di tempo in buona compagnia.
Se dovessi raccontare cosa io abbia letto, farne un seppur breve riassunto o sintesi, faticherei non poco.
Racconti di una banalità e pochezza sconcertante!
Visto lo scarso interesse al contenuto, mi sono interessato alla forma narrativa dell'autore.
La mia impressione è che quest'ultimo non sia affatto "cresciuto".
Il tempo ed i seppur tanti libri fino ad oggi pubblicati, hanno lasciato una forma "acerba" come ai tempi di "Così parlò Bellavista".
Che all'epoca era sufficiente proprio perchè scritto agli inizi di una potenziale carriera di scrittore che però non si è affatto evoluta.
Nel corso del tempo è rimasto quello scrivere scialbo, poco incisivo e banale, per nulla maturato come sarebbe stato logico aspettarsi.
Quasi da compitino di scuola media.
Dopo quel primo libro, avrebbe dovuto fermarsi subito, affinchè rimanesse di lui un buon ricordo ed un breve rammarico in chi avrebbe potuto dire “De Crescenzo? Ma chi, quello di 'Così parlò Bellavista'? Peccato non abbia scritto più niente.
Chissà dove sarebbe potuto arrivare!”
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