Le mani. La prima cosa che ho guardato sono state le mani.
Guardo sempre le mani della gente che incontro.
Si possono capire tante cose già guardando solo le mani.
Piegato su di se quasi che il vassoio che reggeva con dentro il piatto dell'unica pietanza, un risotto, e la bottiglietta d'acqua, lo facesse sbilanciare.
Doveva essere stato un bell'uomo e di statura non indifferente.
La solitudine aveva irrigidito i tratti del volto che non riuscivano a distendere le rughe imposte dal tempo.
Mise con cura il resto nel borsellino. Poi sistemò il vassoio e dalla tasca del soprabito che si lasciò indosso, troppo leggero per la temperatura di quel giorno, tirò fuori una radio a transistor.
La accese sintonizzandola su una stazione musicale che non conoscevo.
La sistemò dinanzi al piatto, acconciò la bottiglietta d'acqua ed iniziò a rimestare nel piatto per amalgamarne il contenuto. Lentamente incominciò a mangiare.
Il rumore della folla vociante in partenza, non sembrava infastidirlo. Era certamente abituato a quel caos.
Non prestava attenzione a cosa dicessero dalla radio; importante era averla accesa e sentirla parlare.
Un modo per restare in compagnia. Non sentirsi completamente solo.
Consumò il pasto lentamente.
Solo una scusa con se stessi a lasciar credere che il vassoio non contenesse altro.
Tutte le sere così.
Finito il pasto spense la radio, e dopo averla riposta con cura si allontanò nel suo imponente ed incerto camminare.
“Traditi ugualmente, ugualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo delle nostre sventure; che mai à durato lungamente l’opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni”. - S. M. Francesco II - Proclama di Gaeta, 8 dicembre 1860
venerdì 20 giugno 2008
Solitudine
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