lunedì 24 agosto 2009

Trenitalia: non smette mai di stupirmi!

Sono le nove e venti del 24 agosto 2009.

Mio figlio Gabriele ha preso il treno che da Sapri lo riporta a casa. Destinazione Pompei.

Sono circa due ore e venti minuti di viaggio.

È partito alle sette e trenta – con dieci minuti di ritardo sul previsto per problemi alla chiusura delle porte – con il treno inter regionale 2426.

Alle nove e venti cerco di seguire il percorso utilizzando il sito di Trenitalia http://www.viaggiatreno.it.

In genere molto funzionale e preciso.

Non questa mattina. A voler dar credito al risultato, sia inserendo il numero del treno sia le stazioni di arrivo e partenza, non risulta alcun treno in giro sul percorso! Anzi: facendo una indagine più approfondita, mi viene specificato che all'ora in cui mi trovo sulla linea tra Paola e Salerno non risulta alcun treno in percorrenza!

Il 2426 è scomparso!

Per un istante ho la sensazione di essere in un telefilm di quelli da tele spazzatura che in genere circolano per l'etere.

Provo allora a chiamare un Call Center di Trenitalia idoneo a darmi la risposta di cui ho bisogno: il treno è in orario? A che ora ne è previsto l'arrivo?

Ho bisogno di informare chi dovrà andare alla stazione a ricevere il ragazzo.

La scelta cade sul numero "199 092 021". Dal sito sembra quello giusto alle mie esigenze.

Come da prassi vengo informato sui costi; li accetto e procedo seguendo le istruzioni vocali scegliendo tra "1" e "2" per arrivare all'informazione che cerco.

Il numero del treno è quello giusto: 2426. La voce metallica me lo ripete con invito a cambiarlo quando avessi sbagliato a digitare.

Lo confermo, e pronta arriva la risposta: il treno è arrivato alle dieci e tredici.

Quando e dove oltretutto non si sa, visto che nel corso della sua percorrenza il treno effettua una lunga serie di fermate.

La prontezza di riflessi nel chiudere una telefonata inutile il cui costo non potrò recuperare non mi manca.

Chi mi ha seguito ha letto bene: ho telefonato alle ore 09:20, del 24 Agosto. Sono trascorse due ore dalla partenza programmata da Sapri del treno, ed un'ora e cinquanta da quella effettiva.

L'arrivo a Napoli Centrale – stazione terminale – è effettivamente prevista per le ore 10:13, ma nel frattempo sono le ore 09:20, e quindi seppure il treno dovesse arrivare in orario, è comunque ancora in viaggio e non potrebbe essere mai già pervenuto.

Non tanto per non voler ironizzare sulle presunte possibili mancanza di puntualità del treno, ma non fosse altro perché non sono ancora le 10 e 13!

Se non fossi al SUD, e quindi abituato alla comicità, forse mi sarei incavolato non poco.

Forse dal Nord non ci differenzia soltanto il costo della vita, ma anche il saper prendere quest'ultima con filosofia.

Ho risolto telefonando a mio figlio chiedendogli dove si trovasse e – alle 9:20 di oggi Lunedi 24 Agosto 2009 – stava lasciando la stazione di Battipaglia.

Grazie al cielo il treno 2426 non è scomparso nel nulla.

Per fortuna il triangolo delle Bermuda ferroviario ancora non è nato.

Almeno per oggi!


 

domenica 5 luglio 2009

L’ Anniversario

Mio papà era legato alle tradizioni.

Non ho mai capito bene se anche il suo di papà, il nonno cioè, lo era o se sia stato lui a crearle.

C'era il giorno dei quaresimali, specie di biscotti che ho scoperto poi essere in tutto e per tutto somiglianti ai toscani "cantuccini", quello della "Santarosa" – ma si scrive così? Mai capito bene -, una specie di sfogliatella riccia napoletana sovradimensionata con una ampia ferita nella sua parte superiore dalla quale fuoriesce crema gialla sormontata da una grossa ciliegia; poi il giorno del torrone, quello classico del due di novembre, e via così.

Lui arrivava a casa dal lavoro con il pacchettino ben infiocchettato, e sorridente esordiva con il suo solito festoso "Tanti auguri!" collettivo.

La sua "festosità" la esprimeva in particolare con gli occhi e con lo sguardo. In verità ogni occasione per lui era buona per festeggiare con un qualcosa da mangiare.

C'era anche la serie tradizionale delle pietanze; la minestra maritata e capretto a Pasqua, sartù di riso per il lunedi in albis, il capitone per la sera dell'ultimo dell'anno, la lasagna a carnevale, i cannelloni ed il pollo a ferragosto e via andando. Superfluo e troppo lungo elencarle tutte.

Ogni momento – sacro o profano che fosse stato nell'anno - era scandito da una particolare pietanza o dolce.

Mai un errore od una distrazione, a mia memoria.

Ogni occasione di "pappatoria" speciale era davvero una festa perché mai nel corso dell'anno, una delle pietanze o di un dolce veniva preparato o mangiato in un momento diverso.

Insomma a farla breve, se la pastiera era il dolce della Pasqua mai in è stata portata in tavola fuori periodo; la cassata era il dolce del Natale. Altrettanto mai preparata prima o dopo. Dicasi lo stesso per le carnascialesche lasagne od i ferragostani cannelloni con pollo alla griglia aggiunto.

Ed ero stato tanto abituato a tutto questo che scoprire che si potesse mangiare pastiera o cassata tutto l'anno, e che altri addirittura le acquistasse era da me considerata una anomalia.

La mamma, che sicuramente tradizioni – soprattutto mangerecce conoscendo il nonno, ovvero suo papà – non ne aveva, deve aver accolto questa cosa con il suo solito entusiasmo infantile facendolo suo a tal punto che guai al pensiero di saltarne uno.

Ma per sua fortuna che c'era papà che "partiva" un bel po' di giorni prima dell'evento a ricordarlo.

Uno dei giorni dell'anno in cui la tradizione la faceva da padrone era il quattro del mese di luglio di ogni anno. E non certo per motivi di patriottismo americano quanto per il fatto che in quel giorno festeggiavano il loro anniversario di matrimonio.

Non saprei dire come sia cominciato questa specie di rito secondo la modalità che è rimasta nella mia memoria, perché immagino che durante i loro primi anni usassero una maniera senz'altro diversa per festeggiarlo

Il 4 di luglio non era una giornata in cui mio papà "marinava" il lavoro, però faceva il possibile per non rientrare molto tardi rispetto al suo solito orario.

Arrivava a casa mentre la mamma aveva già iniziato la sua opera di preparazione molto, ma molto per tempo.

Nel frattempo aveva predisposto tutto quello che avremmo dovuto indossare tutti: papà compreso; cravatta inclusa.

Finalmente vestiti di tutto punto e ben improfumati - sembravamo invitati ad un matrimonio -, tutti e quattro ci si avviava in auto verso la solita e sempre uguale destinazione: Bacoli. Era lì che, in non ricordo il nome di quale trattoria – sempre la stessa e soltanto per quella occasione -, andavamo a "cena fuori".

L'andare a cena fuori – per me e mia sorella - era di per sé stesso una festa particolare; perchè non era cosa che potevamo permetterci, ed infatti non lo facevamo mai. Neanche mai a mangiare una pizza; al più la si mangiava a casa. Ma quello era un giorno particolare ed era il giorno in cui mio papà decideva che la spesa andava affrontata. Qualunque fosse stata!

Noi due ragazzi si prendeva pizza e la Coca-Cola.

"Quella" Coca-Cola era tutta un'altra cosa rispetto a quella di oggi. Già la bottiglietta era quella di vetro. Si "stappava" come una andava fatto con una "vera" bottiglia, e poi frizzava che metteva dentro una particolare euforia. Era bellissmo, berne un mezzo bicchiere tutto d'un fiato! Dava una eccitazione particolare. Fa niente se poi tutta l'aria iniziava subito a risalire per dove era scesa, costringendo a fatiche enormi per non dar scandalo a cacciarla fuori dalla stessa parte dalla quale era entrata.

Mio papà non ricordo bene cosa prendesse, ma la mamma era legata a due cose in particolare: impepata di cozze e pollo alla diavola. Le cozze le mangiava solo lei perchè diceva che se erano infettate a lei non avrebbero fatto male – a quell'epoca non ho mai capito bene il perché a lei e solo a lei, le cozze non avrebbero dovuto far niente; in verità ancora oggi questa cosa mi è totalmente oscura -, e che comunque se proprio dovevano far male a qualcuno meglio che fosse lei che uno di noi.

Il pollo alla diavola era una costante che ho visto solo ed esclusivamente in questa occasione. Mia mamma non ha mai mangiato altrove – neanche in casa – un pollo "alla diavola".

Una pietanza che confesso a me ha sempre fatto una certa impressione: arrivava in tavola un ricordo di quello che era stata una gallina, completamente spiaccicata nel piatto. Come uno che dorme in un letto a pancia sotto con braccia e mani allargate e la testa girata di lato. Insomma una cosa un po' macabra.

Della Coca-Cola ho già detto; c'è da aggiungere che all'epoca l'acqua veniva portata in brocca di acqua ed era di rubinetto - che le minerali erano scarsamente in uso -, e poi "birra" per i due festeggiati. Peroni "Nastro azzurro". Che altre marche non erano in voga come invece oggi.

Non era certo una cena pantagruelica, ma era una festa meravigliosa che noi due ragazzi non vedevamo il momento che arrivasse.

Eravamo soltanto noi quattro. La mamma voleva così. Mai venuti nessuno dei nonni. Neanche i due materni che vivevano in casa con noi.

La mamma la considerava una cosa intima, perché riguardava solo noi. Quando la famiglia ha cominciato ad allargarsi questa è stata l'unica tradizione che è stata abbandonata.

Forse perché già in cinque la spesa era diventata più alta, o forse perché l' intimità della quale la mamma era affezionata sarebbe stata intaccata.

Poi iniziò anche il periodo in cui si faceva in modo di essere per quel giorno già in vacanza, nella casetta che papà aveva comprato al mare.

A quella data si era tutti un bel po' più grandi. Rimase intatta però la volontà di festeggiare, cosa che continuammo a fare con uno dei soliti pranzi che papà definiva "speciali" preparati dalla mamma, e con un bel gelato preso durante la consueta passeggiata serale.

È dunque con questo ricordo che ho trascorso il 4 luglio di quest'anno. Quello che sarebbe stato il loro cinquantaseiesimo anniversario di matrimonio se fossero stati ancora con noi.

Ma forse lo è stato lo stesso, perchè in realtà non sono stati distanti che pochi mesi.

Poco più di sette. Troppo poco il tempo trascorso per interrompere una tradizione e far pensare ed un amore interrotto e che invece resterà immutato per sempre.


 

domenica 10 maggio 2009

La seconda domenica di maggio

Fu la seconda domenica di maggio
Era il 2007
Quella della prima rosa che non potei lasciarti
Il giorno paventato troppo in fretta giungendo
A portar la sera che tutti ci aspetta!

domenica 12 aprile 2009

L'addore d''e ffresie

arriv' 'n cielo
e saglie 'n paraviso
addo' 'na vicchiarella
appizz' 'o naso
e chianu chianu
aret''e 'acchiale duppie
arriccia 'll'uocchie
e me surride...

domenica 1 febbraio 2009

In ospedale. In visita alla zia.

Nella stanza sono in due. La zia di mia moglie, ed una ragazza.

È l'orario della cena, e l'infermiera si affaccia nella stanza. Verifica i nomi delle due degenti, controlla sulla sua cartella: per entrambe è prevista soltanto una bottiglietta d'acqua. Non possono mangiare niente.

La zia ha subito un intervento operatorio abbastanza serio all'intestino. Forse restare digiuna per chissà ancora quanti giorni.

La ragazza è stata invece ricoverata la sera precedente per una sospetta appendicite. Si sta decidendo se sarà il caso di operarla o meno.

Per ora soltanto medicinali che forse stanno risolvendo la situazione. Probabile una infiammazione, la sua.

Anche lei non può mangiare niente. È in osservazione.

Tutto tranquillo quando in visita alla ragazza arrivano due signore; forse parenti. Forse la mamma con una zia, la nonna…

Sono in due. La più anziana delle due è la più chiassosa.

Persone dall'aspetto indefinibile. La solita esuberanza meridionale le contraddistinge.

D'un tratto salta fuori una scatoletta di plastica. La ragazza si siede sul letto, si sistema di lato, gambe "appese", apre e preso il necessario inizia a mangiare mentre in tre stanno lì ad osservarla sorridendo e scherzando. Le due nuove arrivate, più un giovane dall'aspetto indecifrabile che era stato lì a tenerle compagnia.

Mangia tutto il contenuto, fino alla fine. Salsa compresa.

Nemmeno un ripensamento, nemmeno un dubbio.

Solo una breve domanda dal becero che era rimasto, fino all'arrivo delle nuove arrivate, a farle compagnia con la testa infilata in un giornale di scandali al sole: "Ma ho sient' ancora 'o dulore? Nun te fa male cchiù a panza? Te sta passanno? Eh… e visto… !

In ospedale, se qualcosa dovesse non andare per il verso giusto, quali spegazioni potranno darsi i sanitari?

Se starà male, si accuserà di certo il dottore e quindi l'intero ospedale, che…………

martedì 6 gennaio 2009

Pensieri serali

Sempre più spesso si vive con lo stesso spirito di quando in auto, dopo aver percorso cinquanta chilometri, siamo certi che mancandone ancora 50 all’arrivo sicuramente li percorreremo qualunque cosa possa accaderci per via. Ingorgo, traffico, sosta per il caffè, neve, gelo…incidenti… ovviamente di altri.
Perché non può essere possibile diversamente; non è pensabile che non sia così.
Poi d’un tratto, e senza alcun preavviso, al cinquantesimo chilometro siamo belli e che arrivati.
Avevamo sbagliato i calcoli? Strada? …I conti…?
Tutto è possibile.. magari scopriamo anche di non essere stati i soli, a trovarci a destinazione avendo fatto minor strada…
Per chi avrà percorso ogni chilometro come se fosse stato l’ultimo, sarà quello colui che effettivamente sarà giunto alla meta.
…tutti gli altri si saran fermati soltanto a metà, pur essendo giunti alla fine della via…

domenica 4 gennaio 2009

Ferrovie Italia: ogni giorno una nuova. Mai termine al peggio…

Sono sempre più convinto che una delle ragioni del degrado dei servizi primari, sia stata la loro presunta privatizzazione.
Le Ferrovie Italia, sono sempre più scadenti come peggio a mio avviso non si potrebbe.

Oggi, 4 Gennaio 2009; è domenica; giorno di festa, quindi presumibilmente giorno in cui potrebbe evidenziarsi una maggiore movimentazione da e per le città confinanti – Napoli e Salerno - e per le loro più immediate periferie. Senza contare le percorrenze interregionali lunghe.

Pompei. Siamo in Campania, in provincia di Napoli. Censimento 2001: numero abitanti residenti 25.751.

Tra decessi, nuove nascite, trasferimenti da e per, dopo otto anni il numero potrebbe ancora essere abbastanza attendibile.

Un numero ritengo di tutto rispetto.
Dicevo oggi 4 Gennaio 2009, domenica. In una giornata di questo tipo, il numero – tra residenti, pellegrini, gitanti ed altri – aumenta considerevolmente.
Non tutti viaggiano in auto, ovviamente.

Scrivevo Pompei: dal punto di vista ferroviario un centro di smistamento di una certa importanza, vista la quantità e qualità di treni che operano fermate per i collegamenti tra il Sud ed il Nord dell’Italia.
In considerazione della giornata festiva, l’unica garanzia di movimentazione anche per brevi spostamenti sono proprio i treni di Ferrovie Italia.

Biglietteria della Stazione Ferroviaria di Pompei: mi occorrono i biglietti non altrimenti acquistabili; si tratta di biglietti regionali; di fascia, e quindi non disponibili attraverso il sito internet.
Sono le 19:00: l’orario, per quanto mi è dato conoscere, è senz’altro giusto. La chiusura degli sportelli è prevista alle ore 20:30.

Un breve cartello dinanzi al vetro comunica che il “giorno 4 Gennaio 2009 l’orario per la vendita dei biglietti è previsto dalle ore 06:40 sino alle ore 13:30”.
Ovviamente “sono spiacenti” di non poter soddisfare la mia esigenza.
Non solo la mia: a scoprire l’avviso in quel frangente eravamo un bel po’. Tutti a dover prendere un treno.
Come potevo essere io avvisato di questo? Impossibile che altrimenti recandomi alla biglietteria per acquistare “i biglietti” per la partenza.

Accanto alla biglietteria, la tabaccheria che opera all’interno dei locali della stazione ferroviaria.
Sono biglietti regionali, di “fascia” come si sogliono definire, e quindi “dovrebbero” essere disponibili anche lì.
Infatti lo sarebbero, se ci fossero.
Sono terminati!

Partire lo stesso? E poi? Come giustificare i biglietti di cui non sono in possesso?
I cosiddetti “Capotreno” altro non vedono che cogliere l’occasione per “vestirsi d’autorità”!
Ci mancherebbe anche di pagare anche la multa per una responsabilità non mia.

Possibile che chi gestisce la stazione ferroviaria di Pompei non abbia organizzato la funzionalità del servizio, in modo tale da gestire i turni in per assicurare un servizio fondamentale?
Possibile che non si sia neanche preoccupato che la tabaccheria che opera all’interno della stazione fosse fornita di un numero adeguato di biglietti, per soddisfare le esigenze dell’utenza alla quale viene dato, in cambio di un costo esagerato, anche un pessimo servizio?
Chi non ha mai viaggiato su di un regionale a lunga percorrenza? La sporcizia dei sedili, dei finestrini, la mancanza di funzionalità dei servizi di climatizzazione…?
Chi inoltre può dire di essere mai arrivato in orario viaggiando con un regionale a lunga percorrenza?

Mi vergogno sempre più di vivere in questo Stato; evidentemente questo è quello che ci meritiamo!
D’altronde quale esempio ne viene dall’alto se non quello che l’unico a valere è l’interesse privato e personale al di sopra di tutto e di tutti?
Anche alla stazione ferroviaria di Pompei hanno tutti capito ed imparato come si fa.

Chi può s’arrangi. Nel frattempo io e la mia signora abbiamo dovuto rinunciare alla partenza.
Grazie Responsabile della Stazione Ferroviaria di Pompei, per averci manifestato la tua inadeguatezza all’emergenza!