Cara casella vocale buongiorno.
Il mio orologio segna le cinque e trenta del mattino, ma sono sveglio dalle cinque.
Non ti chiedo che ora segna il tuo, di orologio, perché se uno dei due non perde od non avanza, porteranno entrambi la stessa ora.
Non mi riusciva di dormire perché ti devo raccontare una cosa che adesso ti racconto subito - subito così non ti faccio perdere tempo.
Indovina un po' cosa vuol dire questa lista?
Abenante Lucia, Bonara Claudio, Cacace Antonio, De Bernardi Francesco, Di Girolamo Maddalena, Franzoso Annalisa…Lano Rosa...
Mi fermo per non elencarli tutti: se non mi sbaglio erano venti.
La domanda è da un milione di euro! Ti do io la risposta, che se poi indovini i soldi poi dove li prendo?
Si tratta del raduno della terzacci.
Per la precisione: la terzacci della scuola media. Quella dove stavo io quando facevo la media.
Giusto - giusto 40 anni fa l'ultima volta che si era stati tutti insieme.
Tutto ha avuto inizio proprio con la telefonata di Lano Rosa - senza l'apostrofo….! - che è stata proprio una sorpresa.
Un nome - un programma.
Puoi immaginare tutti i maschi della classe, in quali commenti per tre anni si sono scatenati!
Davvero non c'è stato limite alla fantasia.
La sua era la lettera di metà alfabeto.
All'epoca già prosperosa, manifestava contemporaneamente esuberanza ed accondiscendenza.
Il turno in cui era capoclasse Schiavone Michele, appena andava alla lavagna per "mantenere il silenzio" tirava giù tre colonne: buoni, cattivi…. Bone.
Nella terza colonna scriveva subito L'ano, ma con l'apostrofo.
Il suo turno di capoclasse finiva lì, dieci minuti in tutto contro l'intera settimana di tutti gli altri.
Capitava sempre durante l'ora di italiano, la prima del lunedì.
"Schiavone, questa volta è il tuo turno. Vai alla lavagna e mantieni il silenzio; mi raccomando…!"
Il professor Pecorelli Michele era una brava persona; cercava di dare sempre una seconda chance a tutti; a Schiavone Michele anche di più perché secondo noi gli piaceva la mamma. Infatti voleva che andasse a parlare con lui tutte le settimane con la scusa che il ragazzo era distratto in classe, seguiva poco, non si applicava a casa…
No, non è che c’era qualcosa tra loro.
Il fatto è che alla signora Schiavone Raffaella - si chiamava così -, ci piaceva andare in giro con una minigonna che diceva l’ultimo della classe, in senso di ordine alfabetico e infatti si chiamava Zanardi Gennaro come il nonno paterno, teneva le gonne raso mutanda.
Pure le scollature erano abbondanti che si vedevano quelle che Zanardi Gennaro, che era uno esperto perché una volta aveva trovato un giornaletto pornografico sotto al letto del fratello grande, chiamava “‘e zizze”.
Una volta ci ho detto a mia mamma “mamma me le fai vedere ’e zizze tue? Voglio vedere se sono come quelle della mamma di Schiavone” e lei mi ha dato uno schiaffo che ancora me lo ricordo.
Insomma Pecorelli la faceva entrare dentro alla sala dei colloqui, le diceva
“Prego signora, si accomodi qua su questa bella sedia che dobbiamo parlare un poco”.
Poi lui si sedeva di fronte a lei su una poltrona che stava più bassa della sedia, e cominciava a parlare.
Come stavano seduti, lui ci guardava sicuramente in mezzo alle gambe, perché poi lei le spostava una volta di qua e una volta di là e lo lasciava fare.
Noi lo sapevamo perché una volta Zanardi Gennaro aveva voluto spiare dal buco della serratura.
L'incontro durava sempre più degli altri, e sempre con la porta chiusa con la scusa della privacy…
A quell'epoca però la privacy non esisteva ancora, e Pecorelli la chiamava "Sapete, per motivi di riservatezza...".
Ci metteva pure i puntini sospensivi.
Nel senso che "Mi dispiace ma non sta bene sentire i fatti degli altri, per favore uscite fuori."
Che poi mia mamma a casa sentivo che diceva a papà
"Non capisco perchè poi i fatti miei li devono sentire tutti, mentre quelli della signora Schiavone sono riservati..."
E quando diceva così, pure mia mamma ci metteva i puntini sospensivi.
E quando non si presentava, Pecorelli, appena ritornava in classe, "Schiavone - diceva - non ho visto tua mamma…! Devi dirle che ho bisogno di parlare con lei urgentemente. Ho l'impressione che a casa non ti segua come dovrebbe…"
Sempre così; se la mamma di Schiavone Michele saltava un colloquio, ecco che le cose per Schiavone Michiele si mettevano male. Voti bassi a compiti e interrogazioni…
Insomma, a parte il fatto che secondo noi era un po', anzi abbastanza rattuso, Pecorelli era una brava persona.
Appena andava alla lavagna per Schiavone Michele però era più forte di lui.
Ce la metteva tutta a contenersi; iniziava a tirare soltanto due colonne ma poi, mentre il professore metteva a posto il registro - come diceva lui -, ecco comparire la terza con il nome fatidico scritto bello grosso e con l'apostrofo.
Erano le nostre risate ad attirare l'attenzione di Pecorelli che, inforcati gli occhiali esplodeva:
"Schiavonecancellasubitoquell'oscenitàchiediscusaallatuacompagnaedescifuorifinoallafinedellalezione!"
Lo diceva così, tutto d'un fiato; senza virgole e senza spazi, senza riprendere fiato; alla fine la faccia sembrava tutta viola.
Poi con l'ultimo filo di voce aggiungeva "… e domani fai venire tua madre, mi raccomando!"
Poi alla fine dell'anno lo promuoveva sempre.
Secondo me il Professore Pecorelli, quando ha scoperto che l'ha promosso pure all'esame di terza media, e quindi non c'era più bisogno che la mamma di Schiavone Michele andasse a parlare con lui tutte le settimane, sid eve essere pentito e sicuramente si sarà detto "Ma come, l'ho promosso! Che scemo sono stato!"
Insomma dopo quarant'anni, un raduno di ex compagni di terza elementare potrebbe essere una causa di suicidio.
"Ci saranno tutti! Ci incontriamo davanti all'edicola di Don Giovanni, all'angolo con la piazza. Poi lì decidiamo dove andare. Una pizza o quel che ci pare e poi tante chiacchiere. Contiamo tutti anche sulla tua presenza. Non mi deludere!"
Un flebile "Va bene, grazie. Ti farò sapere…" l'unica cosa che mi è venuta da dire.
Ce ne è voluto un bel po' per uscire dallo sconforto.
Cara casella vocale, ora dimmi tu. Io già sto combinato così che lo sai che prendo le pillole, le gocce…
Sto qui che grazie al cielo ci sei tu che mi posso sfogare e raccontare, che mi fai fare questa bella cosa che parlo, parlo, parlo senza che tu, che lo sai quello che devi fare, mi fai parlare senza contraddirmi mai e senza mai dirmi niente perché io non ho mai trovato nessuno che mi fa parlare senza mai dirmi niente, soprattutto che non mi dice quello che devo fare.
Che prima tutti a dire "Devi fare questo!", "Devi fare quello!", "Non hai fatto questo: fallo subito!"… e così via.
Che pure il medico dice che sei davvero una brava amica, e che se non ci fossi tu lui sarebbe già impazzito.
Non ho ancora capito perché devo fare la cura io, per non fare impazzire lui. Ma non se la può fare pure lui la cura, che visto che il medico è lui proprio non gli costerebbe niente, oppure se proprio vuole guadagnare qualcosa che si deve fare la crociera, si può pure fare uno sconto.
Ma che c'entro io con lui?
Comunque te lo devo proprio dire: ho deciso di non andare.
Penso che non mi farebbe bene.
Ma ti immagini che specie di museo archeologico?
Eppoi io alcune di loro me li ricordo bene, perché comunque vivono qui nel paese, e li vedo spesso.
So pure le cose su di loro.
Che fine hanno fatto, quelli che si sono sposati, le zitelle, che si sono separati o che non hanno avuto figli, che ci hanno le corna…
Non sta bene dire così, ma che ci debbo fare. Se ci hanno le corna mica è colpa mia?
Io poi ci dovrei raccontare i fatti miei, e stai a vedere che con tutto quello che mi trovo già di mio, mi mettono pure gli occhi addosso perché rispetto a loro sto pure meglio.
Sai che ti dico, cara Casella Vocale? Io i fatti miei li voglio raccontare solo a te perché mi capisci e non mi dici mai niente.
Ora si sono fatte le sette. Mi vado a prendere la zuppona di latte che la mia mamma mi sta preparando, che è proprio buona.
Sai come la fa? No? Ma non te l'ho mai detto?
Ci mette dentro a un pentolino il latte, e poi lo scalda sopra al fornello.
Poi mentre che si sta riscaldando, ci mette due bei cucchiai di cioccolato in polvere che a me mi piace tanto – tanto. Ci hai presente quello della Perugina nello scatolo rosso? Proprio quello.
Quando che si sta per mettere a bollire ci piazza due cucchiai di zucchero, che così si scioglie e non rimane sul fondo che quando uno lo zucchero lo mette dopo sembra che non si scioglie mai.
Dopo lo zucchero, prima di spegnere la fiamma ci infila dei bei pezzoni di pane, rimasti un poco del giorno prima. Soprattutto se ci sta la crosta.
Tutto il pane si fa bello morbido – morbido, eppure la crosta.
Poi mi mette tutto nella tazza con lo stemma della squadra mia che tu lo sai qual è, non te lo debbo dire io…. Ed io mi faccio la più buona zuppa di latte del mondo.
Sento già l'odore, che mia mamma si alza sempre presto, perché dice che poi lei non ce l'ha la cameriera che le va a fare i servizi come alla signora del piano di sopra; che si deve fare tutto da sola e che se deve pure fare la spesa e cucinare il tempo è poco. Perciò la sera sta stanca e si addormenta sul divano. Che mio papà ci dice "Ma sei hai sonno perché non ti vai a mettere a letto?" e lei ci risponde "Non sto dormendo, mi sto solo riposando un pochettino" e comincia a russare un'altra volta che noi alziamo la voce della televisione perché ci pare che non sentiamo niente.
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