martedì 28 ottobre 2014

L'arroganza di chi del Nord continua a insultare e a mortificare il Sud e il popolo meridionale indipendentemente dal dove lavorano e vivono.

C'é stata una volta una lapidaria osservazione da parte di un general manager di una piccola azienda, burattino di coloro che reggendogli i fili gli mandano il copione da recitare stando al di là del mare, che mi sentí dire che il benestare allo svilupparsi della camorra quale organizzazione ben radicata nel mondo politico a tal punto da essere essa stessa fornitrice di personaggi politici saliti ai massimi livelli, risale agli anni del cosiddetto risorgimento in cui per sopprimere definitivamente i contadini e le popolazioni e i soldati rimasti fedeli a Francesco II, definiti ancora oggi spregiativamente "briganti" creando un altro falso storico, è stato di fatto dato da Cavour che si servì dei delinquenti che taglieggiavano le popolazioni con minacce e ruberie, operando per conto dei proprietari terrieri dai quali quei contadini e quelle popolazioni credevano sarebbero state liberate definitivamente con l’arrivo di Garibaldi.

Quel general manager mi rispose sorridendo alla maniera di chi intenda sottolineare nell’altro una ignoranza palese e irrecuperabile, che ero in errore non avendo io alcuna nozione di storia e conoscenza di quel di cui parlavo.

Quel general manager, lombardo di non saprei bene quale estrazione sociale, che si fregia di un titolo di studio esemplificativo piuttosto che motivato, altro non ha fatto che manifestare la presunzione di chi é prevenuto nei confronti di quella parte di Italia che di fatto é quella che ha civilizzato il Nord della penisola.

Non palesarne l’identità, né esemplificare apertamente quel che ne penso come persona e come uomo: non ha alcuna importanza sapere chi esso sia, essendo il suo un pensiero simile a quello di tanti altri.

Nulla dissi allora per evitarmi problemi, e ancora oggi ritengo superfluo meglio il significarlo.

Non credo a pare mio però di averlo offeso nell'esemplificare la considerazione che ne ho di lui seppure lasciandolo incognito, sentendomi io libero di contro di poter esprimere il mio parere a riguardo di quel che un qualcuno, chiunqu’esso sia, abbia detto, scritto, o imposto in funzione di un suo ruolo, al di lá di ogni ragionevole correttezza e logica.

Questo la premessa a quanto più in avanti, avendo io reperito navigando in rete, riporterò oppure ho già riportato.

Il macellaio del risorgimento: Il Colonnello Pietro Fumel.

Di Redazione A.L.T.A. 
Pubblicato da  


Successivamente alla nefasta unità d'Italia, dopo l'arrivo della spedizione di José Borjes, Pietro Fumel fu mandato in Calabria (nel Cosentino) con il titolo di colonnello per domare il "brigantaggio". La repressione attuata da Fumel fu spietata, usando i metodi più estremi per eliminare i partigiani delle Due Sicilie , ricorrendo alla tortura e al terrore, senza distinzioni tra "briganti" e "manutengoli" o presunti tali e a prescindere dall'osservanza di qualsiasi garanzia legale. Egli decimò le bande di Palma, Schipani, Ferrigno, Morrone, Franzese, Rosacozza, Molinari, Bellusci e Pinnolo. Le esecuzioni comandate da Fumel avvenivano in pubblica piazza e lungo le strade. Le vittime venivano decapitate e le loro teste venivano impalate come avvertimento per chi aderiva o appoggiava le "bande brigantesche" , altri cadaveri invece venivano gettati nei fiumi. L'episodio più noto della sua attività di "antibrigantaggio" avvenne a Fagnano Castello, quando ordinò la fucilazione di cento contadini inermi.
Il 12 febbraio del 1862, Fumel scrisse un proclama sulla risoluzione del "problema del brigantaggio”:

                                                                                                           









Avviso al pubblico

 Il sottoscritto incaricato della distruzione del brigantaggio promette una mangia di franchi cento per ogni brigante vivo, o morto, che si prenderà, tale mangia sarà data pure a quel brigante che ucciderà un suo compagno, oltre di aver salva la vita.
Diffida che sarà immediatamente fucilato chiunque darà ricovero o mezzo qualunque di sussistenza o di difesa ai briganti, o vedendoli, o sapendone il luogo ove sono rifugiati, non ne dia
 tosto avviso alla forza ed all'autorità civile e militare.
Per la custodia degli animali sarà bene che si facciano più centri con competente forza armata, perché non sarà valevole la scusa di forza maggiore.
Tutte le pagliaie dovranno essere abbruciate, le torri, le case di campagna che non sono in intonico a forza devono tra lo spazio di tre giorni venire scoverte e le aperture murate.
Scaduto tal termine saranno abbruciate come saranno uccisi gli animali senza la necessaria custodia.
Resta proibito di portar pane e viveri qualunque fuori l'abitato e sarà tenuto complice dei briganti il contravventore. Provvisoriamente per questa circostanza i Sig. Sindaci sono autorizzati di concedere il porto di armi sotto la responsabilità del proprietario che ne farà la richiesta.
L'esercizio della caccia è pure provvisoriamente vietato, e perciò non si potrà sparare se non per dare avviso ai propri armati della presenza o fuga dei briganti.
La Guardia Nazionale è responsabile del territorio del proprio Comune.
Il sottoscritto non intende vedere in questa circostanza che due partiti: Briganti e controbriganti, perciò tra i primi terrà chi voglia tenersi indifferente e contro questi prenderà misure energiche perché quando il bisogno generale lo richiede è delitto rifiutarsi.
I soldati sbandati se non si presenteranno entro quattro giorni saranno considerati pure briganti

                                        Segnato Il Maggiore Fumel


 
Le sue pratiche di epurazione, furono segnalate da più autori (il Molfese: “Il Fumel non badava ai mezzi [...], Bixio (che non era uno stinco di santo) stigmatizzò alla Camera dei Deputati, con roventi espressioni, le crudeltà della repressione di Fumel [...] ‘Si è inaugurato nel Mezzogiorno d’Italia un sistema di sangue’”.
Questi orrendi misfatti ebbero un’eco perfino alla camera dei Lords di Londra, dove nel maggio del 1863, il parlamentare Bail Cochrane, a proposito del proclama del Fumel, affermò : «Un proclama più infame non aveva mai disonorato i peggiori dì del regno del terrore in Francia», per cui gli ufficiali che avevano emanato quegli ordini furono allontanati dai propri reparti. Persino il suo più stretto collaboratore, l'ufficiale Auguste de Rivarol, rimase sconcertato dalle azioni di Fumel, tanto da annotare nelle sue memorie (Nota storica sulla Calabria) i suoi pensieri sulle atrocità volute dal colonnello. Il deputato Giuseppe Ricciardi disse alla Camera il 18 aprile 1863: «Questo colonnello Fumel si vanta d'aver fatto fucilare circa trecento briganti e non briganti». I metodi brutali del colonnello attirarono lo sdegno dell'opinione pubblica europea e, spinto principalmente dalle proteste del parlamento italiano e britannico, il governo decise di rimuoverlo dall'incarico.  Vittorio Emanuele II, altro rozzo macellaio , difese il suo operato e lo decorò con la medaglia d'argento al valor militare. 

Nonostante ciò, ricevette la cittadinanza onoraria da tre cittadine calabresi: Roseto Capo Spulico e Amendolara nel 1862, San Marco Argentano nel 1863. Ma il temibile e temuto Colonnello Fumel, ebbe anche un’altra funzione, indiretta ma non meno incisiva : con la sua feroce repressione di "briganti" e "fiancheggiatori" , di indubbia crudele  efficacia, ha senz’altro contribuito a ingrossare il flusso migratorio che dalle Due Sicilie  , strette nella morsa della povertà , dell'occupazione e della paura (denunce, delazioni, azioni di polizia brutali, oltre all'ostilità ed al timore nei riguardi di quell’oggetto misterioso, remoto ma sempre pronto a colpire, il nuovo governo sabaudo) si è riversato nelle Americhe.

domenica 5 ottobre 2014

Ho appena acquistato sul sito di Bookrepublic.com: Max Hastings - Catastrofe 1914. L'Europa in guerra.

Ho appena acquistato sul sito di Bookrepublic.com: 
Max Hastings - Catastrofe 1914. L'Europa in guerra. 


Vado alla pagina delle Epigrafi e mi colpisce questa che sottolinea un passo prelevato da 
Field Marshal Sir Henry Wilson: A Political Soldier, pagina 80 di Keith Jeffrey.


Eccolo: 

'Nel 1910, quando era comandante della scuola per ufficiali di stato maggiore dell'esercito britannico, il brigadier generale Henry Wilson affermò che una guerra in Europa era probabile, e sostenne che la scelta più prudente, per la Gran Bretagna, era allearsi con la Francia contro i tedeschi. 
Uno degli studenti si permise di obiettare, dicendo che solo "un'inconcepibile stupidità da parte dei politici" avrebbe potuto scatenare un conflitto generalizzato.
Wilson reagii con determinazione: "Ah! Ah! Ah! Un inconcepibile stupidità e proprio quella che avrete".

°°°°°°°°°°°°°°

Il prossimo sarà l'anno celebrativo del centenario dell'inizio prima guerra mondiale.
Quella che prima dell'avvento della "seconda guerra mondiale" era definita "La grande guerra".

Forse si pensava che da quella esperienza giammai sarebbe accaduto un ripetersi di un qualcosa di quel genere.
Ma l'uomo si sa, non fa tesoro delle sue esperienze.
Pensa sempre che all'altro non sia riuscito un qualcosa perché incapace, inadatto o per aver aver commesso un qualche banalissimo errore: "A me non succederà che! Io riuscirò dove lui ha fallito!"



Infatti c'è chi sta a considerare che a quella che è poi stata la seconda ce ne possa essere una terza: questa volta definitiva.
Nel frattempo di promuovere guerre non si è mai smesso: nessuno che si sia fermato un momento a pensare che nessuna di queste, ancora oggi che si continuano a commettere eccidi e stragi dappertutto nel nome di una non si sa bene quale divinità, abbia avuto mai un vincitore ma solo ed esclusivamente dei vinti.

Dedico continuamente più di un pensiero al mio Nonno materno Federico Buccino, Colonnello Maggiore del Regio Esercito, Cavaliere di Vittorio Veneto decorato con con croce di merito al valore. 
Sto cercando tra le carte e i documenti che ha conservato e che dopo tanti anni mi sono giunte ancora in buona parte leggibili, di trovare quelli che possano partecipare all'evento.

Ha combattuto a Caporetto ritornando anche lui tra i superstiti di quella battaglia. 
Uno dei sette figli di una famiglia di terra di Puglia: Torre Maggiore.

E un pensiero costante dedico a tutti i suoi commilitoni, l'attendente, e a coloro che erano al comando del battaglione di cui faceva parte.




Lui uno dei tanti meridionali andati a combattere per una nazione diventata lo zimbello d'Europa grazie a un presidente del consiglio cabarettista, e poi regalata da un presidente della repubblica finto comunista a un giocoliere che con quel cabarettista si produce continuamente in sketch di dubbia qualità.

Il mio Nonno materno, Lui che come tanti meridionali dal 1860 in poi, hanno combattuto in difesa e per le ragioni di un Re discendente dalla stessa dinastia di regnanti che quel meridione hanno invaso, saccheggiato, distrutto e vilipeso privando della loro identità intere popolazioni.
Una terra che era un Regno fiorente diventato "Sud" di uno stato ormai svuotato delle ragioni della sua esistenza autonoma governato da persone insensate e irresponsabili.