Alzi la mano chi, leggendo uno dei racconti di Andrea
Vitali, non abbia ritrovato chiudendo gli occhi, uno spaccato di vita del
proprio paese, del suo quartiere. Le fotografie di strade e palazzi a lui ben
conosciute e note. Vite di vicini di casa, negozianti, amici e conoscenti che
condividono insieme una stessa unica comunità.
Nelle grandi città in effetti, il quartiere è costituito proprio
da una piccola comunità completa di tutto.
La sezione comunale, la farmacia, la parrocchia, gli uffici
giudiziari, la salumeria, il macellaio e tutte quelle tante voci silenzione e
aun tempo chiassose, invadenti, petulanti che sono proprie di un qualsiasi
paesello di provincia.
Magari il momento storico è diverso, ma l’ambientazione di
tutte le storie negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, dà l’idea
di immaginare cosa sarebbe stato e come sarebbe vissuto il lettore se fosse
nato poco prima o poco dopo l’anno 1900.
Le storie si susseguono intrecciando le vite private e
lavorative nonchè le abitudini personali di cisacuno dei personaggi, fino a
farle confluire tutte in una unica storia complessiva.
Sin dalla sua presentazione, si sa che ogni personaggio che
si inserisce per un qualche motivo nel contesto del racconto, sarà parte
integrante della storia. Tutti sono a loro volta “Il Protagonista” e nessuno di loro, per
quanto breve possa sembrare la sua apparizione è da ritenersi un comprimario.
Ogni parte del libro è un racconto a sé stante, ed ogni
racconto è composto da singole immagini ciascuna completa pur a volte nel suo
breve svolgersi. Ciascuna di esse essenziale; non dispersiva, non astratta, non
avulsa dal contesto. Si capisce subito che ciascuna immagine presentata è stata
collococata al momento giusto.
Invece che perdersi in inutili e cervellotiche
elucubrazioni, in esasperanti descrizioni ambientali, pericolosi ragionamenti
filosofici, particolari descrizioni di scene appiccicate lì tanto per far
volume, ogni flash è così completo pur anche nella sua brevità, che si tratti
di poche righe o di due o tre pagine, si ha comunque chiara l’idea che tutto
quello che costituisce il brano corrisponde a ciò che il lettore deve
conoscere.
Tutto il resto – cioè quello che manca – è uno stimolo
all’immaginazione, alla costruzione personale di una propria personale
ambientazione in modo che chi leggi ritrovi quasi sé stesso o le persone che
conosce.
Si. Meglio dire “avrebbe conosciuto” se fosse vissuto lì, e
a quel momento.
La possibilità di collocare a proprio piacimento la darsena,
la casa, il bar, il negozio, la parrocchia, la casa del prefetto o quella del
maresciallo: ogni cosa è lasciata alla libera immaginazione. L’importante è lo
svolgersi del racconto e il movimento dei protagonisti all’interno del
palcoscenico.
Insomma: se Andrea Vitali avesse la stessa capacità di
produzione continuativa di Andrea Camilleri, sarebbe un
gran bene per il piacere di una lettura distensiva, gradevole, moderata nel
proporsi e piena di informazioni storiche, e curiosità sociali e culturali.
Si,
sono proprio soddisfatto: 5 stelline su 5 di voto non danno
sicuramente giustizia a questa ultima opera – in genere quella di chi scrive si
usa definire “fatica”, ma a leggerlo sembra proprio che Andrea Vitali a
scrivere non faccia proprio alcuna fatica – che come per ogni altra precedente, mi
piace considerare essere “giusto quella prima della prossima”.
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