Domenica.
Una giornata di sole e già con quell'aria tiepida che sembra precludere alla primavera che, calendario alla mano, dovrebbe esordire alla fine della prossima settimana.
Una di quelle domeniche che da bambini aspettavamo per cominciare ad alleggerirci dei vestiti invernali e sopratutto per vederci sostituire il cappotto con qualcosa di meno pesante e ingombrante.
Via cappelli di lana, guanti e sciarpe!
Una di quelle domeniche che ci immaginavamo di trascorrere alla villa comunale correndo dietro ai piccioni prima per dar loro i chicchi di grano raccolti nei coppettini dei venditori di gramaglie posizionati in punti strategici per farsi notare subito dai bambini, e poi per vederli volar via spevantati delle nostre urla e risate festanti.
Una di quelle domeniche delle quali la mamma ricordava come monito le parole del Dottore Tiberio.
Papà ne era stato compagno di scuola all'"Istituto Pontano" di Napoli fino a quando dovette poi abbandonare gli studi rendendosi necessaria la sua presenza nella azienda di famiglia: la "Libreria Luigi Lubrano".
Un tempo era così.
Studiare poteva essere un lusso oppure una cosa superflua una volta acquisita una buona padronanza delle cose essenziali da imparare per il futuro.
A quei tempi si diceva fosse sufficiente "Leggere, scrivere e far di conto".
Perché a chi aveva già un futuro ben disegnato poteva non servire altro che quelle tre cose oltre che l'entusiasmo, la giovinezza e la voglia di lavorare.
Erano rimasti amici, e papà conitnuava a chiamarlo "Pierino" come evidentemente era stato sempre chiamato in famiglia e tra gli amici.
Il lunedì successivo a quel tipo di domeniche, era la sua esperienza che parlava, sarebbe stato uno di quei giorni di inizio settimana pieno di visite da fare in giro.
Sì: era proprio in una delle prime domeniche di "finta primavera" quella in cui i genitori "alleggerivano" i figli degli abiti invernali ingannati dal sole e dal tepore che si palesava solo nel corso della mezza mattinata.
Dopodiché ecco manifestarsi i primi sintomi di quel raffreddore che sarebbe sfociato in febbre alta con rischi di bronchite già a partire dalle prime luci dell'alba del del giorno successivo: il lunedì!
Dunque di quelle parole e di quei racconti la nostra mamma faveva tesoro per evitarci malanni che all'epoca sarebbero costati un bel po' di soldi: per la parcella del medico - era sempre stata una sana abitudine di nostro papà non abusare mai dell'amicizia con il suo vecchio compagno di scuola - e per le medicine.
Se proprio si voleva andare alla villa comunale o a passeggio, beh ci saremmo andati vestiti come se fosse stato ancora inverno pieno!
Sapendo i rischi che avremmo corso, meglio essere furbi!
Nessun commento:
Posta un commento